Nell’adunanza del 15 maggio 2018 le Sezioni riunite della Corte dei Conti in sede di controllo hanno positivamente certificato l’ipotesi del CCNL Sanità pubblica per il triennio 2016/2018. Per il comparto della Sanità la media di aumento tabellare si attesta a 66,9 euro lordi. Fino a dicembre, poi, gli stipendi saranno puntellati dall’«elemento perequativo», che vale 30 euro al mese per le fasce retributive inferiori e scende via via fino a 4 euro per chi si colloca nello scalino immediatamente inferiore alla dirigenza. Ma questo significa anche che da gennaio, se la imminente manovra non si preoccuperà della questione, proprio chi riceve gli stipendi più bassi si vedrà alleggerire di più la busta paga con la caduta dell’aumento temporaneo, il famigerato elemento perequativo.
C’è una sottile linea che separa alcuni toni trionfalistici da altri più negativi sul via libera dato dall’organo costituzionale ad una ipotesi di rinnovo contrattuale, dopo quasi dieci anni di blocco, che, a nostro avviso, appare del tutto insoddisfacente per le lavoratrici e i lavoratori del comparto sanità. Sul lato economico è quantomeno audace l’utilizzo studiato nei corsi di comunicazione sindacale dell’ “abbiamo ottenuto”. Un infermiere livello D come minimo potrà permettersi, scegliendo bene, addirittura una “ricca” colazione quotidiana al bar con il riconoscimento economico ottenuto e positivamente certificato dalla Corte dei Conti.
La “buona notizia” per alcuni, probabilmente scevri da fatiche lavorative nella propria esistenza e scollati dal mondo reale fatto di aumenti del costo della vita non al passo con i salari, dunque prevederà una media di aumento che viaggia a 66,9 euro, e, nel dettaglio va dai 50,5 euro lordi del gradino lavorativo più basso ai 90,8 lordi di quello più elevato.
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