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CCNL Sanità pubblica, il comparto dei lavoratori attende il rinnovo dopo quasi dieci anni

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By uls on 16 Aprile 2018 News
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Quando fu sottoscritta l’ipotesi di rinnovo del CCNL della sanità pubblica il 23 febbraio scorso fu l’atto finale di un calvario, quasi un gesto schizofrenico, che da un lato comprimeva diritti e salari e dall’altro veniva pubblicizzato come il risultato di trattative e azioni sindacali. Purtroppo non si sono rimesse in discussione le cronicità della sanità legate alla carenza di personale e alla esternalizzazione dei servizi. Nell’intesa tra Governo e parti sociali, siglata il 30.11.2016, il confronto avrebbe dovuto qualificare:

  • Un nuovo e migliore sistema di relazioni sindacali
  • Criteri nuovi di valutazione e valorizzazione dei lavoratori della sanità pubblica
  • Un aumento medio di 85 euro (dopo quasi 10 anni di blocco salariale!!!)
  • Maggiore estensione della contrattazione di II livello in sede aziendale
  • Superamento del lavoro precario
  • Introduzione del welfare integrativo

Sfogliando la pre-intesa firmata prima del referendum abrogativo voluto da Renzi&co si parlava di aumenti medi di 85 euro e si salvaguardava il bonus del suddetto per chi già lo percepiva. A tale imponente promessa pre elettorale, pari al 3,48% delle risorse fissato dalla legge di stabilità, qualcuno che conosce il mondo marinaio già sorrideva. Nelle ultime ore sembrerebbe sia campata in aria persino la tanto decantata approvazione del Governo sull’ipotesi contrattuale.

Nella premessa si poteva leggere: “ I lavoratori sono il motore del buon funzionamento della pubblica amministrazione (sanità)….”.  Tra le righe però i lavoratori per l’ennesima volta nel tempo vengono usati dai sindacati firmaioli per trattative di vertice nel pieno di una crisi della rappresentanza sindacale che è sotto gli occhi di tutti.

Da una prima analisi dell’accordo si notano alcune sostanziali criticità che riserva l’ipotesi di rinnovo che ci si auspica non venga ratificata per NON IMPOVERIRE ulteriormente i circa 500mila dipendenti del comparto Sanità:

  • AUMENTO DEI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO 20% PIU’ PRECARIETA’ MENO ASSUNZIONI
  • DEROGA ALLE 11 ORE DI RIPOSO PER IL PERSONALE SANITARIO TURNISTA CONTRO QUANTO STABILISCE LA LEGGE NAZIONALE
  • DEROGA ALLE 11 ORE DI RIPOSO NEL CASO DI PRONTA DISPONIBILITA’
  • STRAORDINARIO OBBLIGATORIO
  • FERIE PIANIFICATE DALL’AZIENDA SEMPRE SOTTO LA SCURE DELLE ESIGENZE DI SERVIZIO
  • PERMESSI L.104/92 CON L’OBBLIGO DI PIANIFICAZIONE IL MESE PRECEDENTE
  • BUSINESS GARANTITO PER I FONDI INTEGRATIVI E PER IL WELFARE AZIENDALE
  • RIDUZIONE DEI FONDI ECONOMICI CONTRATTUALI DA 3 A 2 E RISCHIO IMPOVERIMENTO
  • CONTRATTO FRETTOLOSO AL CUI INTERNO SONO FINANCHE SBAGLIATI I RIMANDI AGLI ARTICOLI
  • AUMENTI IN BUSTA A TEMPO GRAZIE ALL’ELEMENTO “PEREQUATIVO” FINO AL 31 DICEMBRE 2018

“Coloro i quali hanno firmato l’ipotesi di rinnovo contrattuale non sapevano che l’intero costo degli aumenti salariali non era coperto? Le Regioni dovranno usare fino a fine 2018 600 milioni di euro del Fondo Sanitario Nazionale per coprire gli aumenti. Tale cifra era destinata ad altri scopi sanitari. Nella fretta di firmare si è stabilito di dare a tutti i comparti un aumento del 3,48% ma poi si è scoperto che avrebbe garantito i promessi 85 euro lordi mensili in più solo ai ministeriali, che hanno buste paga mediamente più pesanti. Di lì la decisione a ricorrere a incrementi temporanei (elemento perequativo) non strutturali e destinati a scomparire nel 2019, a meno che non si trovino le risorse per stabilizzarli. Un aumento ad elastico giusto in tempo per dire che si è rinnovato il contratto.”

FORSE SI DOVREBBE RICORDARE CHE FURONO OTTENUTI NEL PASSATO CON DURE LOTTE SINDACALI ELEMENTI IMPORTANTI COME DIGNITÀ SALARIO E GARANZIE. ADESSO SI ASSISTE PURTROPPO SOLO AL DECLINO DEI DIRITTI E ALLA INADEGUATEZZA DELLO STIPENDIO DEI LAVORATORI. CIO’ NON E’ ACCETTABILE.

ADESSO DOBBIAMO INVECE ASSISTERE AL TEATRINO DEGLI ANNUNCI TRIONFALISTICI E DELLA DISINFORMAZIONE DIFFUSA DA PARTE DI CHI HA FIRMATO UN IPOTESI DI CCNL IN VISTA DELLE ELEZIONI RSU. LA DIGNITÀ’ DEI LAVORATORI NON MERITA QUESTO TRATTAMENTO!!!

DOPO QUASI DIECI ANNI DI BLOCCO DELLA CONTRATTAZIONE LA PERDITA MEDIA DI SALARIO SI CALCOLA INTORNO AI 10MILA EURO CON UNA PERDITA DEL 25% CIRCA DI POTERE DI ACQUISTO. TUTTO QUESTO NON VERRA’ PIU’ RECUPERATO!

LA CONTRADDIZIONE E’ EVIDENTE, SIA NELLA ELEMOSINA SPACCIATA PER CONQUISTA DELLE PARTI SOCIALI CHE NELLA EFFETTIVA PERDITA COSTANTE DI OGNI DIRITTO FINO ALL’ANNULLAMENTO DELLA DIGNITÀ’ DEL LAVORATORE.  A CHI GIOVERÀ’ TUTTO CIO’ ?

AI LAVORATORI PROPRIO NO!

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